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Per capire esattamente di cosa si tratta, provate a fare il seguente esercizio:

 

Chiudete l’occhio sinistro, con il destro fissate la croce in figura e spostatevi in avanti, ad una distanza di circa 30 cm.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il pallino nero scompare, lasciando al suo posto un’area bianca. Il nostro cervello, infatti, cerca di colmare il “buco” che ha in presenza del punto cieco, con le informazioni di ciò che gli sta vicino, in questo caso lo sfondo bianco.

 

Potete ripetere l’esercizio anche con la seguente immagine:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In questo caso la crocetta rossa viene sostituita dalla banda nera.

 

Per scoprire qual è il vostro occhio dominante potete eseguire un semplice esercizio:

 

unite il pollice e l'indice di una mano a formare un anello e posizionateli a circa 30 cm dal naso.

Provate ad osservare un oggetto distante guardandolo attraverso le due dita con entrambi gli occhi aperti.

Chiudendo, poi, alternativamente gli occhi noterete che quando ne chiudete uno in particolare l'oggetto sarà perfettamente visibile tra le due dita mentre chiudendo l'altro l'oggetto risulterà spostato a destra o a sinistra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene l'occhio che avete chiuso quando l'oggetto non è visibile tra le dita è il vostro occhio dominante!

 

Gli scienziati che usano il telescopio o il microscopio solitamente preferiscono usare il loro occhio dominante e lo stesso capita per chi mira con una pistola o col fucile!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ALCUNE PARTICOLARITÀ

PUNTO CIECO

Osservando la figura riguardante la struttura anatomica dell’occhio, possiamo notare che in basso rispetto alla fovea, verso il setto nasale, si trova la papilla ottica, la zona dove il nervo ottico fuoriesce dall’occhio.

In questa zona non vi sono recettori di alcun tipo. Pertanto ognuno di noi ha un “buco” nel proprio campo visivo, uno per occhio, ma la cosa più straordinaria è che ciascuno di noi viene ingannato dal proprio sistema nervoso centrale che fa di tutto per mascherare questo buco ricostruendo la parte di immagine che manca.

Ogni punto della retina, sensibile alla luce, è collegato ad un punto specifico nella parte posteriore del cervello, la corteccia visiva, attraverso un fascio di nervi.

Così, l’immagine ricevuta attraverso la retina viene letteralmente proiettata così com’è nella corteccia; ma poiché il punto cieco non è sensibile alla luce, non manda alcuna immagine alla corteccia visiva, che si trova quindi ad avere una zona senza informazioni.

Eppure, il cervello, riesce a ricostruire l’immagine mancante attraverso un processo chiamato filling in (riempimento).

In sostanza il cervello si comporta come un restauratore che deve riempire una lacuna di colore di un quadro e “immagina” cosa avrebbe potuto dipingervi l’artista deducendolo da ciò che si vede intorno.

Questo processo si verifica rapidamente anche nel caso di punti ciechi provocati da alcune lesioni, come le bruciature dei raggi solari. Quando appare un nuovo punto cieco, il cervello impiega solo due giorni per riempirlo, come se fosse naturale.

SACCADI

Nel meccanismo della visione, distinguiamo i dettagli e il colore pieno solamente in una regione limitata del nostro campo visivo, quella centrale. Nella zona periferica, al contrario, gli oggetti appaiono sfuocati e la percezione del colore diventa meno nitida. Per compensare queste limitazioni, cerchiamo di "scannerizzare" una scena muovendo il nostro sguardo da una posizione alla successiva. Mentre si osserva una scena statica, infatti, gli occhi compiono piccoli movimenti ripetitivi, detti saccadi.

I movimenti saccadici sono movimenti coniugati degli occhi, ovvero gli occhi si muovono nella stessa direzione, che permettono di spostare lo sguardo da un punto ad un altro molto velocemente.

OCCHIO DOMINANTE

Gli occhi, essendo posti frontalmente, vedono contemporaneamente lo stesso oggetto da due angolazioni diverse, percepiscono cioè due immagini lievemente diverse.

Le due immagini, elaborate dal cervello, forniscono la visione tridimensionale degli oggetti, cioè il rilievo e la profondità di campo.

Inoltre, anche se gli occhi sono uguali, ognuno di noi ne ha uno che il cervello privilegia nel processare le informazioni. Questo viene chiamato occhio dominante.

PERSISTENZA DELLE IMMAGINI SULLA RETINA

Possiamo anche osservare il fenomeno per cui le immagini permangono sulla retina per una durata di almeno 1/10 – 1/15 di secondo. Questo ci impedisce, per esempio, di seguire in dettaglio il moto di un corpo in rapida rotazione (una torcia accesa che ruota velocemente ci apparirà come un cerchio luminoso), ma d’altra parte ci permette di vedere le immagini di un film in continuità anziché come una sequenza di fotogrammi.

La persistenza si manifesta anche in una perdita di sensibilità dopo una forte eccitazione che si è mantenuta per un certo tempo: più precisamente, le cellule eccitate da una forte luce perdono sensibilità mentre quelle poco eccitate diventano più sensibili.

La persistenza delle immagini sulla retina è alla bae di numerosi giochi e illusioni ottiche, come quella in figura, la quale ci permette di percepire l'uccellino in movimento.

Valentina Graziola - Physical Science Communication and Teaching Methods (UniTn)

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